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Data Inserimento: 09/06/2020 09:08
Il racconto della montagna
nella pittura tra ‘800 e ‘900
Conegliano (TV), Palazzo Sarcinelli
12 giugno – 8 dicembre 2020
Comunicato Stampa
Promossa dal Comune di Conegliano e da Civita Tre Venezie, con il patrocinio della Regione del Veneto e della Fondazione Cortina 2021, la collaborazione della sezione del CAI di Conegliano e della Società Alpina delle Giulie di Trieste, Il racconto della montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento è il terzo appuntamento del ciclo dedicato al paesaggio nella pittura veneta tra XIX e XX secolo a Palazzo Sarcinelli. Curata da Giandomenico Romanelli e Franca Lugato, l’esposizione è volta ad approfondire il tema della montagna, che si presenta in forma significativa nella pittura italiana di veduta già a partire dalla metà dell’Ottocento, acquistando una sempre più decisa caratterizzazione tra la fine del secolo e i primi decenni del successivo, anche grazie alle esplorazioni scientifiche e alla conquista delle più alte cime. Accanto alle opere di celebri autori italiani e stranieri che hanno frequentato principalmente le Dolomiti, da Ciardi a Compton, da Sartorelli a Pellis, da Wolf Ferrari a Chitarin provenienti da diverse collezioni private e pubbliche tra le quali l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, la Casa Cavazzini-Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine, la Moderna Galleria di Zagabria, i visitatori potranno (ri)scoprire anche i paesaggi alpini di artisti meno noti.
Oltre ai dipinti, la rassegna presenta una selezione di pubblicistica, cartografia, volumi, stampe, a testimonianza della fortuna e del crescente richiamo che il tema assume nella seconda metà dell’Ottocento. Oltre che importante meta turistica, in linea con una tendenza diffusa in altri paesi europei come la Francia e la Gran Bretagna, la montagna ha rappresentato, infatti, un segno identitario dell’Italia e del suo patrimonio culturale,parallelamente al compimento dell’unità nazionale. In questo contesto le Dolomiti costituiscono un assoluto protagonista grazie alle loro
possibilità formali e cromatiche. Il primo libro dedicato alla loro esplorazione, The Dolomite Mountains, pubblicato nel 1864, scritto e illustrato da due viaggiatori britannici, Josiah Gilbert e George Cheetham Churchill, apre il percorso espositivo. Con questa pubblicazione le Dolomiti vengono inserite definitivamente in quel tour alpino, che il romanticismo ha contribuito a rendere di moda oltre Manica. Armati di block notes e colori, Josiah e George esplorano zone piuttosto sconosciute delle Alpi insieme alle loro mogli, che li aiutano nei rapporti con quei popoli indigeni incredibilmente introversi. Il loro amore per le Dolomiti fa sì che imparino a conoscere una per una le numerose valli alpine, che frequentano dal 1861 al 1863. Queste due coppie rappresentano “i primi turisti in assoluto” delle moderne Dolomiti.
Accanto a questo volume viene presentato anche Il Bel Paese dell’abate Antonio
Stoppani. Geologo, paleontologo, naturalista e patriota, Stoppani dà alle stampe nel 1876 quello che diverrà presto un best seller (contava già 40 edizioni a vent’anni dalla sua prima pubblicazione), destinato a costituire la magna carta della geografia dello Stivale. Suddiviso in serate, cioè in narrazioni rivolte nella finzione letteraria ai suoi nipotini riuniti davanti al camino, Stoppani invita a prender coscienza del patrimonio naturalistico del Paese. Nel libro sono inoltre evidenziati il ruolo e la potenzialità del CAI, il Club Alpino Italiano fondato ufficialmente il 23 ottobre del 1863 da Quintino Sella, descritto come una sorta di sentinella ambientalista ante litteram. Il percorso s’incentra anche sulla “riscoperta” della figura del trevigiano Giuseppe Mazzotti (1907-1981), critico d'arte, scrittore e saggista, nonché direttore dell'Ente Provinciale di Treviso per il Turismo, autore e curatore di numerosi lavori per la promozione del territorio. Nel suo fortunato La montagna presa in giro Mazzotti preannuncia il timore di un turismo sfrenato e non di qualità, osservando i nuovi costumi e le recenti liturgie attorno alla montagna e denunciando con ironia le “smanie” di villeggiatura che “inquinano” la bellezza: dalle attrezzature sportive ai segnali colorati per indicare i sentieri, dagli elegantoni alle femmes fatales, dai beoni alle automobili. Un altro elemento di novità deriva dall’attenzione che la rassegna rivolge alle prime alpiniste donne, rappresentate dall’esperienza decisamente anticonvenzionale della trevigiana Irene Pigatti (1859-1937), tra le prime italiane alpiniste delle Dolomiti in un periodo in cui le scalatrici erano perlopiù straniere. Fonte di ispirazione ancora oggi, tanto che nel 2010 è stato emesso dalle Poste Italiane un francobollo in suo onore in collaborazione con il CAI, Irene conquista record eccezionali, anticipando la moderna concezione dell’alpinismo intesa come vera e propria pratica sportiva.
L’originale itinerario registra un particolare sentimento della montagna attraverso opere dedicate principalmente alle Dolomiti, realizzate con linguaggi e stili diversi. Dal realismo e naturalismo di Edward Theodore Compton (1849-1921), Guglielmo Ciardi (1842-1917), Giovanni Salviati (1881-1951) al simbolismo e intimismo di Francesco Sartorelli (1856-1939), Traiano Chitarin (1864-1935), Teodoro Wolf Ferrari (1878-1945), Carlo Costantino Tagliabue (1880-1960), Millo Bortoluzzi (1905-1995), Marco Davanzo (1872-1955), Giovanni Napoleone Pellis (1888-1962), che sperimentano l’effetto luminoso e cangiante delle cime innevate tra il Veneto e il Friuli. Discorso a parte meriterebbe il triestino Ugo Flumiani (1876-1938). Accanto alle sue più note tele di vette e distese innevate è infatti presentata una serie dedicata all’interpretazione delle “viscere” della montagna con alcune inedite visioni del Carso, di cui coglie scenografiche grotte, fiumi sotterranei, stalattiti, profonde acque increspate. Un effetto di silenziosa sospensione trapela, invece, dai dipinti del bosnìaco-erzegòvino Gabriel Jurkić (1886-1974), che attribuisce nuovi valori simbolici e mistici al paesaggio alpino oltre il confine italiano.
La selezione di manifesti dei primi decenni del Novecento provenienti dalla collezione Salce di Treviso arricchisce il racconto con la pubblicità degli sport invernali, in particolare grazie ai lavori dell’austro-italiano Franz Lenhart incentrati sulle Dolomiti e Cortina. L’ultima sezione offre al pubblico un’ulteriore curiosità con la storia eccezionale del triestino Napoleone Cozzi (1867-1916), uno dei primi interpreti dell'alpinismo senza guida nelle Dolomiti e precursore dell'arrampicata sportiva a Trieste.
Il catalogo della rassegna con i saggi e i testi dei curatori è edito da Marsilio Editori.
Informazioni
www.mostramontagna.it
Ufficio stampa
Civita Tre Venezie
Giovanna Ambrosano
ambrosano@civitatrevenezie.it, 338 4546387