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Data Inserimento: 30/04/2021 09:17
La naturale coerenza di Luciano Cottini
Una bella mostra-omaggio alla galleria “Arianna Sartori” di Mantova
Mantova, Galleria Arianna Sartori
8-20 maggio 2021
Comunicato Stampa
Sul quotidiano “Bresciaoggi”, il giorno dopo la scomparsa del maestro Lucianio Cottini (Brescia, 1932), avvenuta il 25 aprile di quest’anno a Calvisano, il critico d’arte Mauro Corradini scriveva tra l’altro: “ Un mondo, quello di Luciano Cottini, che prende spunto dal suo ambiente contadino, ma appare assai più – e assai più possente dal punto di vista poetico -, attraverso la scelta di immagini, semplificate, povere, quasi dimenticate; ‘cose’ abbandonate, inutili all’uomo; «cose» trascritte da una pittura che sembra voler dimensionare questa trascuratezza; oggetti e luoghi raffigurati attraverso l’uso di colori acidi con cui l’artista descrive le sue disadorne «nature morte», con colori spenti nel dipingere paesaggi, che in virtù della cercata raffigurazione appaiono desolati, come le terre di Eliot, che ‘confondono memoria e desiderio’. La grafia di Cottini appare trattenuta su segni leggeri, introspettivi, una grafia legata ad una evocazione figurativa, scabra, quale si rivela tanto nelle tele quanto nelle incisioni, dove Luciano ha lasciato una traccia singolare che ben meriterebbe, da parte dei conservatori della voce che si fa poesia, una riflessione complessiva e rimeditata, una raccolta che diverrebbe traccia non solo personalissima, ma quasi unica nella storia bresciana.
Per ricordare l’amico Luciano Cottini, la Galleria “Arianna Sartori” presenta in suo onore una importante mostra di opere su carta curata da Adalberto Sartori. La storia della collaborazione artistico-culturale, dell’amicizia e della reciproca stima tra Adalberto Sartori e Luciano Cottini inizia nel 1991. Lo stesso anno Adalberto gli dedica un’ampia recensione della sua attività artistica, sul numero di aprile del mensile d’arte e cultura “ARCHIVIO”; da allora si sono susseguite molte importanti collaborazioni sia in campo editoriale (cataloghi, monografie, e tirature di acqueforti) che in campo espositivo (mostre personali, collettive e rassegne). In mostra sono esposti dodici disegni eseguiti tra il 1969 ed il 1970, tutti realizzati a carboncino e di grande formato, inoltre un raro “Autoritratto” (tecnica mista su cartoncino) eseguito appositamente su invito di Adalberto Sartori nel 2003, per la rassegna “Autoritratto… con modella”.
“Intellettuale raffinato e disegnatore completo –come ha scritto Maria Gabriella Savoia in una sua bella testimonianza tratta dal catalogo “Luciano Cottini. Disegni 1968-1971”, Arianna Sartori Editore, 2008 - Cottini è capace di dare vita ad un mondo ricco di personaggi in genere legati alla sua terra e al mondo agreste, ma in questo caso, la tematica delle problematiche sociali ha coinvolto i personaggi metropolitani, ripresi nelle situazioni tra le più varie.
Negli anni di cui sopra Luciano aveva già esposto alle importanti rassegne artistiche di Roma, Venezia, Mosca, ed aveva già ottenuto importanti consensi critici. Aveva già conosciuto il critico Testori che in lui ravvisava la mano di un discendente dei realisti ed espressionisti lombardi; Testori, per la mostra del ’68, alla Piccola Galleria di Brescia, riconosceva in lui “…un erede di Romanino, capace con la sua violenza dialettale di dare vita a un mondo campagnolo, materico e allucinato…”. È stato, questo, un pezzo importante, che ha costituito il punto d’avvio del discorso sul pittore di Calvisano che altri critici hanno proseguito: da Oreste Marini a Elvira Cassa Salvi, da Roberto Tassi a Giorgio Cusatelli, da Giuseppe Tonna a Vanni Scheiwiller, da Elda Fezzi ad Aurora Scotti, da Franco Loi a Stefano Crespi, padre Turoldo, Franco Sciardelli, Mario De Micheli, Federico Zeri, Raffaele De Grada”…
E ancora: “I disegni di Cottini palesano un certo gusto nordico, caratterizzato da una satira acre e logorante e, proprio questa loro esclusiva caratteristica che con il tempo è diventata peculiarità, sono assolutamente riconoscibili. Trattasi per la quasi totalità dei fogli di una serie di figure, molto spesso ragazze, donne attonite, sconvolte e disperate, che vivono in una dimensione atemporale, colte nelle situazioni di routiniera quotidianità, con particolari inquadrature… Con i disegni, caratterizzati da un’infinita serie di brevi e veloci segni volutamente intricati, realizzati con il carboncino che torto e ritorto tra le dita rilascia un segno più o meno spesso, ma nero, sempre freddo, crudo, così caratteristico e personale, Cottini, attraverso l’uso del deforme e dello sgraziato, trasferisce drammaticità al raffigurato, denuncia e partecipazione al dolore umano; non vuole raffigurare i lineamenti, non vuole eseguire ritratti bensì fissare la drammaticità, la precarietà e la provvisorietà della vita”.
La sua pittura s'inserisce in una precisa tradizione pittorica lombarda, quella “nutrita dalla lucida e rispettosa aderenza al vero del Ceruti e arricchita dalla tensione allucinata e creativa del genovese Magnasco” (A. Scotti), arricchendosi via via di apporti linguistici e stilistici moderni, originalmente elaborati, legati principalmente al campo dell'espressionismo e del neoespressionismo. Il colore con il quale costruisce le sue figure, spesso appartenenti al mondo contadino, “dato a larghe pennellate riassuntive – scrive ancora la Scotti – delinea volti angosciati, sguardi attoniti, braccia e arti deformati per urgenza espressiva, sottolineati da frantumati e spezzati contorni, segni-colore più che disegno”.
In tutti questi anni il maestro bresciano non si è perso per via, non ha scelto la strada del “mercato”, ma ha continuato a proporre tematiche difficili e di non facile comprensione, ma la critica d’arte più raffinata e colta lo ha celebrato come uno dei massimi artisti dell’arte italiana contemporanea.
Da allora Cottini con logica costanza porta avanti il suo discorso.
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Luciano Cottini nasce a Brescia il 28 luglio 1932.
Ha compiuto gli studi all’Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo e all’Accademia di Brera a Milano.
In seguito ha insegnato “figura disegnata” al Liceo Artistico di Brera per venticinque anni. Da sempre pendolare tra Calvisano - paese che abitò fin dall’infanzia - e Milano, dove ha vissuto per quarant’anni, non si è mai integrato nel capoluogo lombardo, dove pure contava numerosi amici ed estimatori.
Numerosissime le sue partecipazioni pubbliche, personali e collettive, in Italia e all’estero.
Ha avuto lo studio a Milano ed a Calvisano (BS).
Ha iniziato l’attività incisoria nel 1959 prediligendo la tecnica dell’acquaforte. Ha all’attivo più di 200 incisioni.
Nel 1998, in concomitanza con l’uscita del volume “Luciano Cottini - Acqueforti”, l’editrice Arianna Sartori di Mantova cura le mostre personali presso il Comune di Quistello (MN), il Comune di Tenno (TN) e la Galleria Civica di Montichiari (BS).
Inserito nel “Dizionario degli incisori bresciani” e nel volume “Incisori moderni e contemporanei. Raccolta di monografie illustrate. Libro primo” a cura di Adalberto e Arianna Sartori (2008), i suoi fogli sono conservati nel “Museo della Grafica” del Comune di Ostiglia e nella “Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori” di Mantova (www.raccoltastampesartori.it).
Luciano Cottini si è spento a Calvisano il 25 aprile 2021.
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
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