VENEZIA - Oltre 250 opere di cui 80 dal Museo Statale Ermitage

Mark as spam misclassified duplicated expired offensive

Data Inserimento: 28/12/2018 17:05

Futuruins
Oltre 250 opere di cui 80 dal Museo Statale Ermitage

Venezia, Palazzo Fortuny
19 dicembre 2018 – 24 marzo 2019

Comunicato stampa

Oltre 250 opere di cui 80 dal Museo Statale Ermitage, dall’antichità all’arte
contemporanea, per riflettere sul senso e sui significati delle rovine; sulla costruzione
del futuro, attraverso la consapevolezza dell’imprescindibile legame con il passato.
Dalla collaborazione tra la Città di Venezia, la Fondazione Musei Civici di Venezia
e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo – rafforzata dagli accordi siglati
negli scorsi anni e dalla presenza di “Ermitage Italia” nella città lagunare – è
nato su proposta di Dimitri Ozerkov il progetto espositivo “Futuruins” che, dal
19 dicembre al 24 marzo, sarà allestito a Palazzo Fortuny.
Curata da Daniela Ferretti e Dimitri Ozerkov con Dario Dalla Lana, la mostra
riflette sul tema della rovina: allegoria dell’inesorabile scorrere del tempo,
sempre incerta e mutevole, contesa com’è tra passato e futuro, vita e morte,
distruzione e creazione, tra Natura e Cultura.
L’estetica delle rovine è elemento cruciale nella storia della civiltà occidentale.
La rovina simboleggia la presenza del passato ma contemporaneamente
contiene in sé la potenzialità del frammento: un lacerto che ci arriva
dall’antichità, ricoperto dalla patina del tempo, per i suoi risvolti culturali e
simbolici diventa anche valida “pietra di fondazione” per costruire il futuro.
Essa viene dal passato, conferisce ricchezza di senso al presente, dona
consapevolezza ai progetti futuri. La rovina ci ricorda anche la forza simbolica
della pietra, insita nella sua durezza e peso, tanto più in contrapposizione alla
fragilità e alla debolezza del corpo umano.
Di quest’ultimo alla fine rimane una “rovina” anch’essa minerale: lo scheletro.
“Ruderizzazione” e disfacimento del corpo sono analoghi. Pensiamo al mito di
Deucalione e Pirra, che dalle pietre crearono la loro discendenza; e pensiamo
a Prometeo che con un impasto di terra e acqua creò i primi uomini. Le pietre
sono formate da Gea, la Terra, e, nati da pietre, i mortali alla Terra ritorneranno.
Le oltre 250 opere provenienti dai Musei Civici veneziani e dal Museo Statale
Ermitage, oltre che da collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali,
illustrano i molteplici significati assunti dalle rovine attraverso i secoli: dai resti
architettonici e scultorei delle civiltà greco–romana, egizia, assiro-babilonese
e siriana, all’arte contemporanea che guarda alle rovine fisiche e morali della
società attuale. Rovine delle sue architetture, di città e periferie, ma anche di
uomini e idee, frutto del tempo, dell’incuria, della degenerazione, di tragedie
naturali o politiche come guerre e terrorismo.
Tale percorso contemporaneo si apre con la straordinaria installazione
ambientale di Anne et Patrick Poirier, seguita dalle opere di Acconci Studio,
Olivio Barbieri, Botto & Bruno, Alberto Burri, Sara Campesan, Ludovica
Carbotta, Ugo Carmeni, Lawrence Carroll, Giulia Cenci, Giacomo Costa, Roberto
Crippa, Lynn Davis, Giorgio de Chirico, Federico de Leonardis, Marco Del Re,
Pietri, Jean Dubuffet, Tomas Ewald, Cleo Fariselli, Kay Fingerle, Maria Friberg,
Paola De Pietri, Jean Dubuffet, Tomas Ewald, Cleo Fariselli, Kay Fingerle, Maria
Friberg, Luigi Ghirri, Gioberto Noro, John Gossage, Thomas Hirschhorn, Anselm
Kiefer, Francesco Jodice, Wolfgang Laib, Hiroyuki Masuyama, Jonatah Manno,
Mirco Marchelli, Steve McCurry, Ennio Morlotti, Sarah Moon, Margherita Muriti,
Claudio Parmiggiani, Lorenzo Passi, Fabrizio Prevedello, Dmitri Prigov, Judit
Reigl, Christian Retschlag, David Rickard, Mimmo Rotella, Anri Sala, Alberto
Savinio ed Elisa Sighicelli.
In linea con la tradizione delle mostre al Fortuny, sono presenti anche una
serie di lavori appositamente ideati per “Futuruins” che offrono nuovi stimoli
alla riflessione sul presente: le opere di Franco Guerzoni, Christian Fogarolli,
Giuseppe Amato, Renato Leotta e Renata De Bonis. Quest’ultima, con Sounds
after Caspar David Friedrich. The Dreamer, ha voluto captare i suoni odierni
del luogo immortalato dal grande artista tedesco nel celeberrimo dipinto de
Il sognatore , uno dei capolavori giunti da Ermitage per questa mostra e vera
icona del gusto ottocentesco per le rovine. Tra i due poli temporali della mostra, ci sono capolavori trasversali – dipinti, sculture, arti applicate, opere grafiche – a suggerire i grandi temi trattati. Numerosi sono stati selezionati nelle raccolte veneziane – dalle meduse di Arturo Martini e Franz von Stuck ai ruderi notturni e infuocati di Ippolito Caffi e alle ceramiche urbinati con i temi della genesi e della morte – altri provengono da musei e collezioni private e più di 80 sono le opere prestate dal Museo Statale Ermitage, con lavori, tra gli altri, di Albrecht Dürer, Monsù Desiderio, Giovanni Paolo Pannini, Jacopo e Francesco Bassano, Parmigianino, Veronese, Jacob van Oost il Vecchio, Arturo Nathan, Alessandro Algardi. La necessità di lavorare sui concetti evocati delle rovine è evidente anche alla luce della storia recente, caratterizzata da guerre in cui spicca l’aspetto iconico
e simbolico (il crollo delle Torri gemelle, la devastazione del museo di Baghdad,
Palmira...) e dai sempre più estremi cambiamenti climatici del nostro pianeta.
Le rovine possono essere un’eredità gravosa, un monito paralizzante, un
memento mori che ci ricorda che tutto è vanità; oppure, al contrario, la loro
presenza può essere uno stimolo a riscoprirne il messaggio, rinnovando la
loro capacità di generare senso. È grazie alla loro presenza, come ci ricorda
Salvatore Settis, che possono avvenire i rinascimenti.
Ma è necessario sapere ascoltare la loro voce e quella di chi le ha già interrogate, decodificarle tramite la riflessione e lo studio. Sulla scorta di una rinnovata consapevolezza, l’io presente potrà così progettare, aprirsi al futuro, confrontarsi con l’alterità. Il catalogo della mostra, a cura di Daniela Ferretti con Dario Dalla Lana e Davide Daninos, contiene un saggio di Dimitri Ozerkov e, ad affiancare la sequenza delle immagini, una selezione di citazioni: spunti per offrire differenti chiavi di lettura al tema, incrociando letteratura, storia dell’arte, archeologia, pittura, scultura,
architettura, filosofia.

Fondazione Musei Civici di Venezia
Valentina Avon - Riccardo Bon
T +39 0412405257 - 25
M +39 348 2331098
press@fmcvenezia.it

Villaggio Globale International
Antonella Lacchin
T +39 0415904893
M +39 3357185874
lacchin@villaggio-globale.it







  • VENEZIA - Oltre 250 opere di cui 80 dal Museo Statale Ermitage